Un verde mattino,
a preparare vita,
appare nel giardino.
Potenza ormai sparita,
rimossa per oracolo,
in atto è affermata.
Manifesto in sé Figliolo,
che succhia alla radice;
comparso è il bocciolo.
Per opera Nutrice,
distendersi di sepali,
forma prende il calice.
Con sembianze d'ali,
ogni specie con suo conto,
è lo spiegar di petali.
Tralascia ogni confronto
e fissa la sua volta;
ormai tutto é pronto.
La vista non è molta
per dipingere i colori
e la mente n'è sconvolta.
Infinito miscuglio di tenui odori,
per spazio reso a dimorare,
a caso offrendo incerti onori.
Avvenente suo scaldare;
il pistillo poligamico
è teso a palpitare.
L'ovario nido ermetico,
dagli ovuli ferventi,
guarda gli stili ilarico.
Gli stami sono attenti;
ed in polline le antère
son saldi ai filamenti.
Lo stigma, suo tenere
fede alta alla missione,
attende con sapienza estraneo avere.
E' notte. Gaia la vegetazione:
con cembali, rombi, flauti e tamburini;
di Attis e Cibele è commemorazione.
Torce e fuochi serafini
accesi per la Dea montana,
il suo pàredro, i suoi fini.
Mobilità lontana
conduce con costanza
fecondazione arcana.
Il tardo lento avanza
seguendo la sua onda,
magante, morbida danza.
La tinta non più profonda;
profumo ormai esalato
nell'aria assai gioconda.
Tutto, quasi, in lui è passato;
e senza malinconia
accetta il vizzo stato
Risolta l'agonia:
oscura e quieta luce,
e tutto in armonia.
Gli uccelli al canto induce
la dolce e fresca sera;
e in sogno si riduce.
Un albatro di cera
dall'aria si posa
sull'acqua cava e nera.
La corolla ariosa,
nei giorni di brio,
ora si riposa.
Dicono addio
le unghia dei lembi
al talamo pio.
Non guarda ai limbi
e tranquillo sfiorisce
aspettando che cambi.
L 'intento reagisce,
in uno squasso violento
il pensiero finisce.
Salto agile e lento,
raggiunto come polvere
trasportata dal vento.
Fermentazione celere,
tutt'intorno un agro
puzzo di cadavere.
Anche se magro
è pasto della terra,
ancora resta sagro.
Intanto l'alba erra:
tutto sembra finito
e niente aberra.
Ed ora l'ambito:
il seme bottino,
nella zolla è sparito.
a preparare vita,
appare nel giardino.
Potenza ormai sparita,
rimossa per oracolo,
in atto è affermata.
Manifesto in sé Figliolo,
che succhia alla radice;
comparso è il bocciolo.
Per opera Nutrice,
distendersi di sepali,
forma prende il calice.
Con sembianze d'ali,
ogni specie con suo conto,
è lo spiegar di petali.
Tralascia ogni confronto
e fissa la sua volta;
ormai tutto é pronto.
La vista non è molta
per dipingere i colori
e la mente n'è sconvolta.
Infinito miscuglio di tenui odori,
per spazio reso a dimorare,
a caso offrendo incerti onori.
Avvenente suo scaldare;
il pistillo poligamico
è teso a palpitare.
L'ovario nido ermetico,
dagli ovuli ferventi,
guarda gli stili ilarico.
Gli stami sono attenti;
ed in polline le antère
son saldi ai filamenti.
Lo stigma, suo tenere
fede alta alla missione,
attende con sapienza estraneo avere.
E' notte. Gaia la vegetazione:
con cembali, rombi, flauti e tamburini;
di Attis e Cibele è commemorazione.
Torce e fuochi serafini
accesi per la Dea montana,
il suo pàredro, i suoi fini.
Mobilità lontana
conduce con costanza
fecondazione arcana.
Il tardo lento avanza
seguendo la sua onda,
magante, morbida danza.
La tinta non più profonda;
profumo ormai esalato
nell'aria assai gioconda.
Tutto, quasi, in lui è passato;
e senza malinconia
accetta il vizzo stato
Risolta l'agonia:
oscura e quieta luce,
e tutto in armonia.
Gli uccelli al canto induce
la dolce e fresca sera;
e in sogno si riduce.
Un albatro di cera
dall'aria si posa
sull'acqua cava e nera.
La corolla ariosa,
nei giorni di brio,
ora si riposa.
Dicono addio
le unghia dei lembi
al talamo pio.
Non guarda ai limbi
e tranquillo sfiorisce
aspettando che cambi.
L 'intento reagisce,
in uno squasso violento
il pensiero finisce.
Salto agile e lento,
raggiunto come polvere
trasportata dal vento.
Fermentazione celere,
tutt'intorno un agro
puzzo di cadavere.
Anche se magro
è pasto della terra,
ancora resta sagro.
Intanto l'alba erra:
tutto sembra finito
e niente aberra.
Ed ora l'ambito:
il seme bottino,
nella zolla è sparito.
Leggere la poesia è come sentire tutti gli strumenti di un'orchestra
RispondiEliminaGrazie... Chiunque tu sia.
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